
Holy Sepulchre in Jerusalem: first excavation results presented
In Italian
Lo scorso 11 gennaio, presso il cantiere archeologico nel complesso del Santo Sepolcro a Gerusalemme, sono stati presentati i lavori di scavo a cura del Dipartimento di Scienze dell’Antichità e i primi risultati delle indagini archeologiche collegate con il restauro del pavimento della Basilica. Gli scavi, avviati nel maggio 2022, hanno interessato fino ad ora parte della navata nord, la metà settentrionale della Rotonda e l’area di collegamento fra le due zone. Si stanno attualmente concentrando nella porzione meridionale della Rotonda.
Nella porzione meridionale della Rotonda è stato portato alla luce un fronte di cava sul quale poggiano le fondazioni e le sostruzioni di età romana, collegate con i lavori promossi dall’imperatore Adriano (117-138) nell’area, dove le fonti scritte ricordano la presenza di una struttura templare. La maggior parte delle murature romane era già stata attestata nel corso di indagini precedenti, ma in occasione degli scavi attuali tutta l’area è stata riportata alla luce, così da poterla documentare e rileggere in connessione con i nuovi ritrovamenti archeologici.
Gran parte delle strutture romane fu distrutta quando nei primi decenni del IV secolo, venne presa la decisione di riportare alla luce e monumentalizzare la tomba venerata, identificata con quella di Cristo. La roccia circostante venne tagliata sino alla base della tomba, originariamente scavata nel fianco di una collina, fino a creare attorno ad essa un’area pianeggiante. I resti della prima monumentalizzazione della tomba sono stati rinvenuti al di sotto dell’attuale edicola ottocentesca. Si tratta di un pavimento di forma circolare in marmi di riutilizzo, lavorati con cura, la cui circonferenza abbraccia l’intera area nella quale insiste la tomba: la pianta circolare coincide con quanto noto dalle più antiche rappresentazioni dell’edicola.
Sono stati rinvenuti anche i resti di due fasi pavimentali, entrambi in opus sectile. La più antica utilizza lastrine di marmo bianco e grigio, ed una porzione di essa era già portata alla luce nel corso di scavi precedenti; poggia direttamente sul banco roccioso e, ove questo è a quota più bassa, su interri e stratigrafie di preparazione. Una seconda, a quota più alta, è realizzata in marmi di riutilizzo, fra i quali compaiono porfido ed abbondante cipollino; frammenti sporadici di questa pavimentazione erano stati rinvenuti anche nell’area nord della Rotonda.
“La stratigrafia del luogo è estremamente complessa - spiega l’archeologa Francesca Romana Stasolla - e determina la necessità di dover proseguire le indagini archeologiche e lo studio dei materiali rinvenuti, così da poter puntualizzare sequenze e cronologie e proporre quindi ricostruzioni filologicamente attendibili”. I lavori si svolgono a ciclo continuo, di giorno e di notte, e il gruppo degli archeologi che opera a Gerusalemme si avvale del supporto remoto del resto dell’équipe che si trova a Roma, dover avviene l’elaborazione dei materiali prodotti, che viene realizzata in tempo reale.