L'artigiano Andrea Arcangeli nella fase di elaborazione di una lettera. Foto di Salma Kusumastuti

Epigrafi medievali del Lazio: un nuovo protocollo di documentazione digitale delle tracce svela i segreti delle incisioni e il loro ciclo produttivo attraverso i gesti degli artigiani

Una ricerca di archeologia sperimentale della Sapienza analizza le tracce lasciate durante la realizzazione di due incisioni lapidee, avviando una comparazione tra produzioni Alto e Basso Medievali. Lo studio, pubblicato sulla rivista “PLOS ONE”, si propone come modello per indagini future

Uno studio di archeologia sperimentale condotto dal Dipartimento di Scienze dell’antichità della Sapienza propone un approccio profondamente innovativo per lo studio delle iscrizioni medievali su pietra. La ricerca, pubblicata su “PLOS ONE”, introduce protocolli digitali accessibili e replicabili con l’obiettivo di ricostruire le azioni messe in atto dagli artigiani nella lavorazione della pietra e di riconoscere tecniche impiegate e livello di abilità esecutiva.

“Abbiamo selezionato due casi di studio riferiti a diverse epoche e abbiamo chiesto a un artigiano esperto di realizzare una collezione di repliche epigrafiche che sono servite come termine di confronto per interpretare le tracce osservate sulle due importanti epigrafi medievali provenienti dal Lazio settentrionale - spiega Giulia Previti, ricercatrice del Dipartimento di Scienze dell’antichità - la prima è l’iscrizione monumentale di Papa Leone IV (IX secolo), realizzata per la fondazione della città di Leopoli-Cencelle, un sito oggetto di scavi Sapienza fin dal 1994; la seconda è una lastra funeraria del XIII secolo conservata presso il Museo Civico di Viterbo e dedicata a Pietro di Vico, figura di spicco della scena politica locale”.

In questo contesto l’archeologia sperimentale e la traceologia assumono un ruolo chiave perché, integrando metodi qualitativi e quantitativi, permette di individuare gestualità, strategie e abitudini, tipologie di strumenti utilizzati e sequenze operative. Nello studio, un contributo metodologico fondamentale è rappresentato dall’uso della micro-fotogrammetria tramite microscopio digitale portatile: una tecnica non invasiva e non distruttiva che, tramite la generazione di un modello 3D, ha consentito la documentazione ad alta risoluzione e dettaglio di superfici epigrafiche inamovibili. Tale ricerca è stata condotta nell’ambito delle attività del Laboratorio di Analisi Tecnologica e Funzionale dei Manufatti Preistorici (LTFAPA) del Dipartimento di Scienze dell’Antichità, specializzato nell’analisi di manufatti archeologici litici, ceramici, ossei, metallici, attraverso tecniche di microscopia.

“Questo approccio rende possibile un’analisi fine delle superfici scolpite – precisa Cristina Lemorini, docente di Archeologia sperimentale alla Sapienza e responsabile del Laboratorio LTFAPA – rendendo possibile rilevare dati come direzione, profondità e inclinazione delle incisioni, nonché la rugosità superficiale e  soprattutto eventuali sovrapposizioni di gesti e interventi successivi, come quelli di ripristino estetico in voga nel primo ‘900. Con questa metodica, ogni lettera incisa diventa così testimonianza tangibile di un sapere tecnico materializzato nella pietra”.

Lo studio ha condotto un’analisi sistematica di alcune specifiche lettere delle epigrafi a partire dalle tecniche di realizzazione, fasi di lavorazione (sbozzatura, scalpellatura, rifinitura) e dagli strumenti individuati (scalpello piatto, scalpello a punta tonda, martelli per la percussione ), valutando anche l’effetto dei processi di deposizione e alterazione post-deposizionale sulla leggibilità delle superfici incise e anche in quale misura tali trasformazioni abbiano influito sulla visibilità e conservazione delle tracce tecnologiche. I dati raccolti non solo restituiscono informazioni di natura tecnica, ma permettono anche di comprendere il contesto storico-culturale in cui le iscrizioni sono state prodotte, offrendo una lettura più profonda delle società medievali attraverso le tracce materiali frutto delle loro espressioni iscritte.

Il potenziale di un’analisi di questo tipo risulta particolarmente evidente nel campo epigrafico, dove il tema della produzione materiale è stato a lungo trascurato dagli studi, introducendo così un elemento di forte innovazione nella ricerca.

 

Riferimenti

Previti G, Kusumastuti S, Luci B, Malatesta L, Lemorini C, From chisel to inscription: affordable protocols for the digital documentation of stone carving techniques. An experimental archaeology and traceological approach applied to epigraphy. (2025) PLOS ONE 20(7): e0327303. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0327303

 

Info

Giulia Previti

Dipartimento di Scienze dell’antichità

giulia.previti@uniroma1.it

 

Cristina Lemorini

Dipartimento di Scienze dell’antichità

cristina.lemorini@uniroma.it

Thursday, 17 July 2025

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