uomo davanti al microfono

Lettera aperta di Oliviero Diliberto alla comunità Sapienza

Il Preside della Facoltà di Giurisprudenza sostiene la necessità di una comunità scientifica, aperta e inclusiva, impegnata a costruire ponti tra Paesi, civiltà, religioni, culture diverse

La solidarietà è importante, certo. E io la esprimo pubblicamente e convintamente nei confronti della nostra Magnifica Rettrice per gli attacchi vergognosi e del tutto ingiustificati ricevuti da un variegato mondo “pro Palestina” composto anche da studenti Sapienza, ma certamente non solo da questi ultimi.

Ma se la solidarietà è importante, credo sia altrettanto importante la testimonianza personale, di chi - come me adesso - ci mette la faccia, la propria storia, tutto se stesso.

Sono schierato da sempre (basta controllare Wikipedia...) a favore della Palestina. L’ho testimoniato non sul pratone Sapienza, ma in territorio israeliano. Dove, diciamo così, i rischi erano un filino maggiori...

Io e mia moglie abbiamo adottato a distanza due bambini palestinesi (ormai non più bambini), dei quali da ottobre non abbiamo più notizie, non sappiamo neppure se sono vivi.

Ho ricevuto la Mezzaluna Rossa Palestinese quale riconoscimento per l’azione di cooperazione e aiuto concreto alle popolazioni palestinesi.

Insomma io ho il cuore straziato, credetemi, per le stragi di Gaza più di chiunque altro.

Ho partecipato a manifestazioni a favore della Palestina nel corso della mia ormai non breve vita più di quanto i ragazzi di oggi faranno per il resto della loro vita futura.

Ma condanno con altrettanta fermezza i massacri di Hamas, che non hanno nulla a che fare con la resistenza di un tempo dell’OLP di Arafat, che ho personalmente conosciuto e del quale sono rimasto leale amico sino alla fine. Nulla dell’azione dell’OLP è paragonabile al massacro di civili perpetuato da Hamas. La condanna deve essere inequivocabile.

Insomma, io sono con la Palestina – ripeto: è l’intera mia vita che lo testimonia – ma non condivido affatto la richiesta di chiudere i rapporti con le università israeliane. Proverò a motivare.

La nostra comunità scientifica deve sempre rimanere aperta ed inclusiva. Senza steccati, né muri, ma attenta a costruire ponti tra Paesi, civiltà, religioni, culture diverse: unite nell’obiettivo del dialogo incessante.

Ma aggiungo. Se il governo italiano dovesse compiere deprecabili azioni internazionali e le altre università del mondo ci volessero isolare, noi Sapienza che responsabilità avremmo per le azioni del governo? Ciò che non funziona è proprio assimilare le attività accademiche e scientifiche a quelle governative.

Ultima considerazione. Proprio nelle università israeliane si concentra un importante movimento di resistenza intellettuale al governo Netanyahu. Vogliamo isolarli?

In definitiva, la posizione assunta dalla Sapienza nel Senato accademico di aprile, proposta dalla Magnifica Rettrice Polimeni, è da me condivisa completamente, come accademico, ma anche sul piano squisitamente politico: e la condivido da convinto e coerente amico della Palestina (e per queste mie posizioni ho pagato e pago ancor oggi prezzi altissimi).

Non mi illudo che il movimento tutto vorrà ascoltare le mie parole, ma spero che almeno alcuni ci riflettano.

Abbraccio tutte e tutti voi.

Oliviero Diliberto

Venerdì, 17 maggio 2024

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