
Il diritto agli studi in carcere. Bilancio di tre anni di lavoro della Conferenza nazionale universitaria dei poli penitenziari
La Conferenza nazionale universitaria dei Poli penitenziari (Cnupp) istituita dalla Crui (Conferenza dei rettori delle università Italiane), raggiunge quest’anno tre anni di attività e la conclusione del mandato del primo consiglio nazionale, presieduto da Franco Prina, delegato per il Polo universitario penitenziario (Pup) del Rettore dell’Università di Torino.
La Sapienza aderisce alla Conferenza per l’impegno che persegue presso Rebibbia Nuovo Complesso e Rebibbia Terza Casa ed è rappresentata all'interno della Cnupp da Pasquale Bronzo, delegato della Rettrice per il Polo universitario penitenziario dell'Ateneo.
La realtà dei Pup italiani, iniziata più di 20 anni fa a Torino e replicata, pur con differenze locali, in numerose altre sedi universitarie, coinvolge attualmente quasi 40 atenei che operano in oltre 80 istituti penitenziari.
Nell’anno accademico in corso sono 1.034 gli studenti detenuti iscritti, dei quali 109 (10,5%) si trovano in regime di esecuzione penale esterna, 549 (53,1%) scontano una pena in carcere in circuiti di media sicurezza, 355 (34,3%) in alta sicurezza e 21 (2,1%) in regime 41bis. Le studentesse sono 64, quindi il 6,2% del totale degli studenti.
Nel primo triennio di vita della Cnupp gli atenei aderenti con studenti attivi sono passati da 27 nel 2018-19 a 32 nel 2020-21 (incremento del +18,5%); gli istituti penitenziari in cui operano i Pup da 70 a 82 (incremento +17,1%); il numero di studenti iscritti da 796 a 1034 (incremento +29,9%). Tra questi dati spicca il notevole incremento della componente femminile, che passa da appena 28 studentesse nel 2018-19 a 64 nel 2020-21, quindi un incremento del +128,6%.
Sono impegnati oggi 196 dipartimenti universitari, che corrispondono al 37% dei dipartimenti presenti nei 32 atenei coinvolti.
896 sono gli studenti iscritti a corsi di laurea triennale (87%), mentre137 frequentano corsi di laurea magistrale (13%). Le aree disciplinari più frequentate dagli studenti in regime di detenzione sono quella politico-sociale (25,4%) seguita dall’area artistico-letteraria (18,6%), area giuridica (15,1%), area agronomico-ambientale (13,7%), area psico-pedagogica (7,4%), area storico-filosofica (7,3%), area economica (6,5%) e altre aree (6%).
La Sapienza Università di Roma supporta lo studio universitario delle persone detenute negli istituti di pena del Lazio o persone in espiazione penale con misure alternative alla detenzione: attualmente sono venticinque gli iscritti a diversi corsi di studio erogati dall’Ateneo.
La costituzione della Cnupp ha permesso agli Atenei impegnati di garantire il diritto agli studi universitari per le persone private della libertà personale di agire in maniera coordinata e interloquire sia con il sistema universitario sia con quello penitenziario, interagendo con il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria; nel 2019 è stato siglato un protocollo d’intesa e a breve saranno emanate linee guida condivise per regolamentare le attività di studio universitario all’interno degli istituti penitenziari italiani.
La costituzione della Cnupp permette inoltre ai referenti delle singole università di confrontarsi continuamente su varie problematiche, scambiarsi buone pratiche, rivolgere istanze al Dap e affrontare problematiche complesse come, ad esempio, i disagi dovuti ai trasferimenti dei detenuti studenti universitari.
Obiettivi della Cnupp nel prossimo futuro sono quelli di migliorare la qualità della formazione delle persone detenute anche attraverso modelli didattici innovativi (è in corso una prima sperimentazione per la didattica a distanza anche oltre la pandemia), di migliorare le performances degli studenti.
Impegni sono inoltre previsti sul fronte della formazione del personale dell’Amministrazione penitenziaria, nonché su attività di ricerca riguardo alle problematiche carcerarie.
Percorsi sinergici con l’Amministrazione penitenziaria possono consentire di trasformare la detenzione da un tempo “sospeso” a un periodo fecondo, in cui il cittadino condannato possa intraprendere, se lo desidera, percorsi formativi anche di alto livello che gli consentano di investire sul proprio capitale umano, strumento indispensabile per ridurre i rischi di recidiva, con benefici non solo per il singolo ma per tutta la società italiana. La presenza delle Università nei luoghi di detenzione ha, in questo senso, una profonda valenza culturale per il Paese e per la più ampia discussione sul significato che possono avere la pena e l’esecuzione penale.
In occasione della conclusione del primo triennio di vita dalla Cnupp venerdì 7 maggio alle ore 15 si terrà il seminario Il diritto agli studi universitari in carcere: tre anni di esperienza della cnupp e prospettive, in cui i temi oggetto del lavoro degli Atenei aderenti alla Conferenza saranno affrontati sotto diversi punti di vista e con le voci più autorevoli del panorama nazionale.
Per partecipare al seminario è sufficiente collegarsi online