
Alle origini della Mesopotamia
Si è appena conclusa la campagna primaverile della Missione Archeologica Italiana della Sapienza Università di Roma diretta da Davide Nadali a Nigin, situata nella regione di Lagash, in Mesopotamia sudorientale.
Gli sforzi si sono concentrati sulla collina minore del sito di Tell Zurghul, antica Nigin, dove dal 2015 la missione è impegnata nello scavo di una sequenza di edifici pubblici, possibilmente “templi”, molto simili ai famosi templi preistorici di Eridu, assegnati alla fase Ubaid 4 e databili fra il 4900 e il 4700 a.C. circa.
La missione si è dedicata all’indagine dei resti archeologici alla base della collina, verso nord-ovest, dove dal 2023 è in corso di scavo un sondaggio stratigrafico profondo (della dimensione di 2,5 metri per lato) per comprendere le prime fasi di occupazione del sito, precedenti al complesso templare localizzato sulla sommità del tumulo.
Pur se in un’estensione limitata, i risultati sono impressionanti: il sondaggio ha raggiunto infatti una profondità di 5 metri al di sotto dell’attuale piano di calpestio, senza ancora intercettare il suolo vergine, ma identificando una sequenza di 10 fasi architettoniche, le più antiche delle quali anticipano di molto la data di occupazione della regione nelle fasi Ubaid come conosciuta finora. In Mesopotamia sudorientale è infatti la prima volta che si raggiungono in scavo livelli così antichi, che sulla base dei materiali associati (soprattutto ceramici) sono assegnabili alla fase Ubaid 2 (circa 5400-5200 a.C.)
I ritrovamenti hanno forti implicazioni anche da un punto di vista geomorfologico: immediatamente al di sotto dell’attuale piano di campagna sono stati infatti rinvenuti dalla missione MAIN svariati edifici e livelli archeologici datati alla fine del IV e gli inizi del III millennio. Se in questi periodi il piano di campagna coincideva con l’attuale, quale era la situazione nel corso del VI e V millennio?
L’ipotesi più accreditata al momento suggerisce infatti che le prime occupazioni in Mesopotamia meridionale avvenissero sui cosiddetti “turtleback”, affioramenti naturali che fuoriuscivano dalle acque paludose che occupavano le aree circostanti, come avviene tuttora nelle paludi irachene.
Se così fosse, il piano di campagna relativo alle fasi Ubaid sarebbe più di 5 metri al di sotto dell’attuale, mentre nel millennio successivo, oltre a un lento e progressivo ritiro delle acque, dovremmo presupporre anche un fenomeno di forte insabbiamento dell’area su cui poi si attestano le fasi attualmente identificate di fine IV-inizi III millennio.
La prosecuzione delle indagini sarà fondamentale per completare l’analisi del sondaggio profondo e documentare ulteriori fasi sottostanti e, soprattutto, identificare il suolo vergine; inoltre, gli scavi saranno accompagnati dall’analisi del paesaggio tramite carotaggi geologici che permetteranno di comprendere la natura e le motivazioni dell’insabbiamento e relativo innalzamento del piano di campagna. Questi studi avranno un impatto notevole sulla composizione delle dinamiche archeologiche e geomorfologiche nella regione di Lagash.
Riferimenti
https://www.archeologiaviva.it/24362/alle-origini-della-mesopotamia-antica/
Info
Davide Nadali
Dipartimento di Scienze dell’Antichità