
Appello urgente per Ahmadreza Djalali, detenuto in Iran dal 2016
La Sapienza sostiene le iniziative della rete SAR - Scholar at Risk per chiedere la sospensione della pena capitale e la scarcerazione di Ahmadreza Djalali. Ahmadreza, studioso iraniano che viveva e lavorava in Europa, è stato incarcerato ad aprile 2016 e condannato a morte. La lunga e dura carcerazione in attesa della pena capitale lo ha profondamente prostrato e le sue condizioni fisiche e mentali sono gravemente deteriorate.
A novembre 2021 la SAR ha assegnato ad Ahamdreza Djalali il premio Courage to Think Award for 2021, destinato a persone, gruppi o istituzioni che dimostrano un impegno esemplare nel proteggere studiosi e promuovere la libertà accademica; il premio è stato accettato dalla moglie, Vida Mehrannia, a nome di Ahmadreza al simposio virtuale della SAR che si è svolto il 9 dicembre 2021.
L'Ateneo ha aderito e promuove l'appello della SAR lanciato ad aprile 2021, a cinque anni dall'arresto.
L'iniziativa dell'appello è stata comunicata il 26 aprile 2021 dal presidente del Karolinska Institutet di Stoccolma, Ole Petter Ottersen, dal rettore dell'Università del Piemonte Orientale di Vercelli, Gian Carlo Avanzi, e dalla rettrice della Vrije Universiteit Brussel Caroline Pauwels, a nome dei tre atenei nei quali Ahmadreza Djalali aveva svolto attività di ricerca prima della sua detenzione in Iran. "Abbiamo avuto il privilegio di avere il dottor Djalali come collega - hanno scritto i tre rettori - e ora chiediamo ancora una volta pubblicamente il suo immediato rilascio".
Scholars at Risk chiede alle autorità iraniane di sospendere la sentenza capitale emessa contro il Ahmadreza Djalali e di assicurare il suo immediato rilascio in modo che possa ricevere le cure mediche di cui ha urgente bisogno.
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Mentre visitava l'Iran nell'aprile del 2016, per partecipare a una serie di workshop ospitati dalle università di Teheran e Shiraz, le autorità hanno arrestato Djalali per presunta "collaborazione con governi ostili". Da allora è stato successivamente detenuto nella prigione di Evin e tenuto periodicamente in isolamento. Il 21 ottobre 2017 Djalali è stato condannato a morte. Il 24 novembre 2020, le autorità iraniane lo hanno trasferito in isolamento e hanno iniziato i preparativi per eseguire la condanna a morte. Da allora, le autorità hanno continuamente rimandato l'esecuzione ma hanno mantenuto Djalali in isolamento per oltre 20 settimane. La sua salute si è drasticamente deteriorata mentre era soggetto a condizioni estreme, tra cui avere le luci accese in isolamento 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Secondo quanto riferito, soffre di dolori allo stomaco e difficoltà respiratorie e ha perso almeno 12 Kg. Il 14 aprile 2021 le autorità hanno trasferito Ahmadreza Djalali dall'isolamento a una cella con diversi occupanti. Le autorità continuano a negargli l’accesso al suo avvocato, alla sua famiglia e all'assistenza medica urgentemente necessaria. Queste azioni deliberate impongono incommensurabile angoscia e dolore al dottor Djalali e alla sua famiglia.
A quanto riferisce la rete SAR, a gennaio 2022 il ricercatore è stato portato in ospedale per un'intervento chirurgico urgente e trasferito nuovamente nella prigione di Evin il giorno dopo, senza la possibilità di ricevere le cure post-operatorie in ospedale.
Il 4 maggio 2022 l'agenzia di stampa iraniana ISNA ha comunicato che l'esecuzione della pena capitale era prevista per il successivo 21 maggio.
Amnesty International il 24 maggio 2022 ha reso noto che è stato respinto l’ultimo appello degli avvocati di Ahmadreza Djalali e lo studioso potrebbe essere messo a morte in qualsiasi momento.
Prima del suo arresto, avvenuto nell'aprile 2016 mentre si trovava nella capitale iraniana per un seminario, Djalali viveva e svolgeva la sua attività di ricerca a Stoccolma, dove si era trasferito da anni con la famiglia, e aveva rapporti accademici internazionali con diversi atenei, anche in Italia.
La rete Scholar at Risk, di cui la Sapienza fa parte dal 2019, si è mobilitata, insieme a Amnesty International e ad altre organizzazioni, per chiedere la sospensione della condanna a morte e la scarcerazione immediata di Djalali per motivi di salute. La campagna è sostenuta anche dall'alleanza CIVIS, dalla rete Unica, il network delle università delle capitali europee e dalla Crui, che hanno inviato appelli alle autorità iraniane per chiedere la liberazione di Djalali.
Scholar at Risk è una rete internazionale di Università fondata nel 1999 presso l'Università di Chicago da accademici e difensori dei diritti umani interessati a promuovere il principio di libertà accademica e a proteggere accademici/che in pericolo di vita o il cui lavoro di ricerca e insegnamento è severamente compromesso.