
La Sapienza fra i protagonisti dello studio dei resti fossili neanderthaliani nella Grotta Guattari al Circeo
La Sapienza partecipa alla campagna di indagini su nuovi reperti fossili, tra i quali spicca la presenza di almeno 25 resti di Neanderthal, recentemente rinvenuti nella Grotta Guattari, al Monte Circeo (Latina). I risultati degli scavi archeologici iniziati nel 2019 e tuttora in corso, si devono alla stretta collaborazione di diverse università e istituti di ricerca, fra cui la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Frosinone e Latina, le università di Pisa e di Roma Tor Vergata, il Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV), con l’amministrazione comunale di San Felice Circeo.
Nell’ambito dell’accordo quadro di collaborazione scientifica con la Sovrintendenza archeologica, belle arti e paesaggio per le province di Frosinone e Latina, i ricercatori di Sapienza si dedicheranno principalmente allo studio interdisciplinare dei reperti fossili umani e della documentazione paleobotanica, coinvolgendo competenze di eccellenza e tecnologie all’avanguardia, anche in collaborazione con l’università di Bologna e con l’Institute for Evolutionary Antropology (Max Planck ) di Lipsia.
La Sapienza è protagonista delle ricerche paleoantropologiche al Monte Circeo e nell'area circostante (Agro Pontino) già dalla seconda metà degli anni '30 del secolo scorso. Nel febbraio del 1939, la scoperta del celebre cranio di Neanderthal (successivamente denominato Guattari 1) ha reso noto il Monte Circeo e le sue grotte litoranee, sia alla comunità scientifica internazionale sia al grande pubblico, quale depositario di un formidabile patrimonio culturale, tanto da raggiungere le più remote profondità del Paleolitico e continuare nel tempo fino ai nostri giorni.
L'interesse scientifico per l'area del Circeo da parte dei ricercatori di Sapienza non si è mai spento: a partire dalle fondamentali attività di figure come Alberto Carlo Blanc, Sergio Sergi e Antonio Ascenzi, nella prima metà del Novecento, fino agli interventi di scavo, di ricerca e di valorizzazione condotti negli ultimi decenni – spesso in collaborazione con l'Istituto Italiano di Paleontologia Umana e la Soprintendenza archeologica del territorio pontino – come ad esempio gli scavi a Grotta Breuil diretti da Amilcare Bietti e il convegno internazionale di Sabaudia del 1989 o gli eventi del 2006 coordinati da Giorgio Manzi nell'ambito del progetto "Nostro fratello Neanderthal … when we were not alone".