
Nati altrove: da Giuseppe Ungaretti a Helena Janeczek
Un nomade, un girovago così si definiva Giuseppe Ungaretti: un "nato altrove” figlio di migranti, lui stesso espatriato in Brasile, a San Paolo, dal ’37 al ’42. Una figura esemplare che riunisce in sé la fedeltà a un Paese, a una patria, a una storia, ma nello stesso tempo reinterpreta e fonde in un’identità e in una tradizione sovranazionale uomini, paesi e culture diverse.
Nomadismo culturale, identità e disidentità, lingua dell’esilio saranno alcuni dei temi del convegno internazionale che si tiene dal 6 all'8 febbraio alla Sapienza, nel quale studiosi e scrittori e artisti si confronteranno e porteranno il loro vissuto di “nati altrove”. Tra loro vi sono tanti scrittori, artisti, intellettuali e studiosi che, come Ungaretti, hanno eletto a loro patria luoghi, culture, lingue diverse, contribuendo alla diffusione e alla fusione di idee, valori, esperienze. Le loro testimonianze valorizzano sia le diversità e le specificità nazionali e locali sia le radici, le origini e i caratteri comuni, che favoriscono la crescita, lo sviluppo e la pace. Valori che oggi possono contrapporsi alle tendenze irrazionalistiche di chi odia il diverso, di chi teme l’altro e pensa di salvaguardare il proprio particolarismo alzando muri.
Nella giornata di giovedì, incentrata completamente sulla figura di Ungaretti, dopo la proiezione di video a lui dedicati, David Riondino leggerà alcuni brani del poeta.
L’ultimo giorno del convegno, dedicato agli scrittori che adottano per le proprie opere sia la lingua del paese di elezione sia quella di origine, vedrà la testimonianza, tra gli altri, di Helena Janeczek, autrice tedesca, vincitrice del premio Strega 2018 con il romanzo “La ragazza con la Leica”.
Il convegno è organizzato dalla Fondazione Roma Sapienza – Fondazione Giuseppe Ungaretti.