RICERCA - Il cambiamento climatico minaccia molte specie animali
Il gruppo di ricerca del Laboratorio del Global Mammal Assessment del Dipartimento di Biologia e biotecnologie Charles Darwin è nel team internazionale che ha pubblicato l’articolo “Species traits influenced their response to recent climate change” sulla rivista Nature Climate Change.
La ricerca fa il punto del lavoro di revisione degli impatti del cambiamento climatico osservati su mammiferi e uccelli, con lo scopo di identificare possibili relazioni tra la risposta al cambio del clima e una serie di fattori spaziali e tratti intrinseci. Il totale degli studi considerati per i mammiferi è di 70, con 120 specie analizzate, mentre 66 sono stati i lavori legati agli uccelli, relativi a 569 specie, le cui popolazioni hanno mostrato un’evidenza di risposta ai cambiamenti climatici negli ultimi decenni.
Per circa 700 specie sono state osservate risposte ai cambiamenti climatici, ma solo il 7% dei mammiferi e il 4% degli uccelli per cui è stata riscontrata una risposta negativa sono inseriti come minacciati da cambiamenti climatici all’interno delle Liste rosse dell’Iucn-Unione mondiale per la Conservazione della natura, di cui è partner il Laboratorio del Global Mammal Assessment. I mammiferi più a rischio a causa dei cambiamenti climatici non sono fossori e hanno una stagionalità ridotta delle precipitazioni all’interno del loro areale di distribuzione. Per gli uccelli invece sono state generalmente osservate risposte negative, sia nell’areale riproduttivo, sia in quello non riproduttivo, in specie d’alta quota e in specie che hanno una stagionalità ridotta delle temperature nel loro areale. Inoltre, per entrambi i gruppi tassonomici, essere esposti ad ampie differenze nelle temperature atmosferiche negli ultimi decenni ha determinato risposte negative.
Secondo le previsioni, è probabile che il 47% dei mammiferi e il 23% degli uccelli minacciati secondo l’Iucn abbiano almeno una popolazione che ha già risposto negativamente ai cambiamenti climatici. «Ciò implica che, in presenza di condizioni ambientali sfavorevoli, le popolazioni di queste specie possano avere un’elevata probabilità di essere negativamente impattate anche dai cambiamenti nel clima che si prevedono per il futuro», afferma la prima autrice dell’articolo Michela Pacifici, ricercatrice nel Laboratorio del Global Mammal Assessment.
L'elenco dei mammiferi carismatici che potrebbero già essere stati influenzati negativamente comprende anche il leopardo delle nevi, il ghepardo, l'Orango del Borneo, entrambe le specie di elefanti, il gorilla occidentale e orientale, e i rinoceronti neri, di Giava e di Sumatra. Per gli uccelli invece si annoverano il pinguino del Fiordland, l'aquila imperiale spagnola e l’edredone di Steller. Per quanto riguarda le specie italiane, nella lista compaiono, tra le altre, la lepre italica, non minacciata nel nostro paese ma considerata vulnerabile a livello globale, il capovaccaio, ritenuto a rischio critico in Italia, e l’anatra marmorizzata, segnalata come in pericolo. Facendo predizioni sulle specie esposte a cambiamenti climatici noti, gli autori hanno fornito la prima quantificazione del numero di specie che potrebbero essere già state impattate e hanno offerto una validazione delle valutazioni basate sui tratti biologici. I risultati di questo lavoro suggeriscono che gli impatti dei cambiamenti del clima su mammiferi e uccelli sono ampiamente sottostimati e questo potrebbe avere implicazioni importanti sia per la comunità scientifica, sia per i forum politici intergovernativi.
"Oggi si stanno accumulando evidenze sempre più consistenti dell'impatto che il cambiamento climatico ha già avuto su alcune specie, ma non su altre. In base a queste evidenze, abbiamo cercato di capire quali tratti possano aiutare le specie ad adattarsi al cambiamento, o condannarle al declino e all'estinzione", afferma Carlo Rondinini, coordinatore del Laboratorio del Global Mammal Assessment. «La nostra conclusione è che molte specie ad oggi ancora non colpite saranno probabilmente minacciate dal cambiamento climatico nel prossimo futuro".